Vicende dell’archivio

CAPITOLO 2

La ricostruzione delle vicende dell’archivio storico comunale inizia con la documentazione attestante l’incendio del 1809. Qui, come in diversi altri luoghi del Polesine, gruppi di contadini, braccianti e commercianti assaltano uffici pubblici incendiando registri e documenti d’archivio come reazione popolare alla vessatoria tassazione imposta dalla dominazione francese e alle condizioni di diffusa miseria in cui versano le popolazioni polesane in quegli anni.

Le prime notizie sull’organizzazione e la consistenza dell’archivio si desumono dall’inventario del Comune del 1877. Grazie alle sue dettagliate descrizioni è possibile ricostruirne la dislocazione presso il palazzo municipale. Presso l’ufficio di segreteria vi erano due armadi in noce per i libri e le buste dei verbali consiliari e degli atti in genere; nell’ufficio dello stato civile un armadio conservava gli atti e i registri del servizio; nella stanza dello scrittore un mobile per scrivere in piedi conteneva il registro di protocollo; nella stanza della Congregazione di carità vi era un armadio in abete per gli atti contabili, due scaffali per i libri e i registri di contabilità finanziaria e per i documenti del servizio d’anagrafe e un armadio “per ripostiglio d’atti”; nella stanza del Conciliatore altri due scaffali per buste ed atti del governo; infine, nella stanza al secondo piano adibita ad archivio un «grande scaffale d’abete colorito in rosso cupo con relative portelle, munite di griglie di ferro e di ser­ratura a chiave» per il «collocamento della corrispondenza d’ufficio».

Nel 1880 la consistenza dell’archivio comunale – pari a 440 pezzi tra buste e registi – è pubblicata nella Statistica degli archivi della regione veneta curata da Bartolomeo Cecchetti, direttore dell’Archivio di Stato di Venezia e sovrintendente degli Archivi del Veneto.

L’attenzione e la cura dell’Amministrazione Comunale nei confronti del suo archivio è testimoniata, negli anni, dall’affidamento di diversi incarichi di riordino e dalle disposizioni di servizio impartite al personale dipendente circa la corretta tenuta delle carte. Nel 1903 il segretario comunale Amilcare Bondesan esegue un radicale e completo riordino dell’archivio, al termine del quale si contano 390 buste, più la raccolta delle leggi e dei decreti. Un ulteriore intervento, con scarto di materiale d’archivio, viene effettuato nel 1933 da un altro segretario comunale, Giovanni Sacchiero. Nel 1950 l’archivio, trascurato e scomposto a causa della guerra e dell’insufficienza di scaffali, viene riordinato da Rino Romani, addetto al protocollo e all’archivio, che nel 1962 curerà anche l’inventario del patrimonio archivistico comunale, collocato per l’occasione tutto al secondo piano del palazzo municipale dove si trova tutt’ora.

L’archivio è formato da 1.257 pezzi, oltre alle raccolte di leggi e alle pubblicazioni della biblioteca legislativa d’ufficio. Ancora nel 1969 l’archivio storico e di deposito risultano sistemati in maniera soddisfacente, collocati su scaffalature lignee e metalliche e in armadi, occupando 255 metri lineari.

Dopo essere stato completamente spostato negli anni settanta per i lavori di restauro del palazzo municipale, l’archivio, che aveva perso l’ordine assegnatogli dall’ultimo intervento, è stato risistemato con il riordino e l’inventariazione recentemente effettuati.

Pagina aggiornata il 17/05/2023

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